Un’ora per salvare due vite. L’elicottero, un’èquipe medica, una squadra di soccorritori in corsa contro il tempo, per salvare un cinquantenne e una donna di 70 anni dall’infarto che stava per spedirlo all’altro mondo: Hollywood ci avrebbe imbastito una puntata avvincente di “E.R.”. Invece si tratta della realtà, della cronaca spicciola di quel che è accaduto ieri tra Sestri Levante e Rovegno. Grazie a un protocollo operativo d’avanguardia, la “squadra anti-infarti” allestita in provincia di Genova è riuscita a soccorrere prima un medico cinquantenne colpito da malore a Punta Manara, nel Tigullio orientale, poi una donna di 70 anni, vittima di un arresto cardiaco nella sua casa di Rovegno. Tutto in un’ora.
Il primo allarme è scattato alle 13.45, quando il medico genovese di 50 anni, che presta servizio all’ospedale San Martino e stava trascorrendo una giornata in compagnia della moglie sulle alture di punta Manara, ha telefonato ai colleghi del “118” di Lavagna per spiegare loro di aver accusato sintomi sospetti. I sanitari della centrale operativa hanno immediatamente inviato sul posto i volontari della Croce Verde sestrese. I militi, ben sapendo di dover affrontare un cammino lungo trenta minuti prima di poter raggiungere il paziente, hanno chiesto ai titolari di un’azienda privata di aprire loro i cancelli e di poter transitare sul terreno di loro proprietà così da dimezzare i tempi di intervento. Nel frattempo, è stato allertato anche l’elisoccorso. I sanitari della Croce Verde e gli aerosoccorritori sono così giunti a punta Manara quasi contemporaneamente. Il cinquantenne è stato visitato con il defibrillatore e a questo punto è scattato il “protocollo infarti”. Il medico è stato issato sull’elicottero dei vigili del fuoco con il verricello, trasportato d’urgenza all’ospedale San Martino e sottoposto, nella sala di emodinamica, ad angioplastica. Concluso il trasporto, il velivolo “Drago 70” dei pompieri è decollato nuovamente alla volta di Rovegno, poco dopo le 14.15, dove la stessa procedura è stata adottata per soccorrere un’anziana settantenne. L’unica differenza è che la donna è stata accompagnata all’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena. Alle 15, l’elicottero dei vigili del fuoco è rientrato alla base, all’aeroporto “Cristoforo Colombo”: un’ora di lavoro e due vite salvate. «Merito del protocollo adottato nel 2002 dal “118” di Genova e da tutte le unità di cardiologia presenti negli ospedali genovesi. Una procedura talmente efficace che è stata ora adottata da tutte le Asl liguri, Chiavari compresa», dice il dottor Lorenzo Borgo che ieri era di servizio sul velivolo “Drago 70”. In verità Borgo è un po’ il “padre” di questa complessa e però efficacissima “squadra anti-infarti”. È lui ad aver curato nei dettagli l’operazione: «Siamo riusciti a ridurre la mortalità al disotto della soglia del 5%, un risultato eccezionale. Basti pensare che fino a sei anni fa, il 20% dei casi di infarto aveva esito fatale». Ma come funziona il sistema? «Grazie alla telemedicina siamo in contatto diretto con le unità cardiologiche del territorio. Gli strumenti a nostra disposizione ci consentono di sottoporre i pazienti colpiti da arresti cardiaci a esami precisi, i cui risultati vengono faxati in tempo reale agli specialisti ospedalieri. Fatta la diagnosi, scatta il protocollo. L’angioplastica è efficace se effettuata sul paziente entro 90 minuti dalla diagnosi di infarto. Noi siamo riusciti a ridurre questo tempo a 60-70 minuti. Ieri, addirittura, sono trascorsi 40 minuti per l’intervento a Punta Manara. In sala emodinamica, l’infartuato viene sottoposto a intervento non invasivo e dopo 4-5 giorni può tornare a vivere come se nulla fosse accaduto» Altro che “E.R.”.
fonte La Nazione
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